Partendo da una dimensione locale il percorso si innesta su rotte più ampie che portano il visitatore fino in Giappone, rappresentato da due testimonianze: la cartolina contenente il seme baco giapponese a cui si era ricorsi in seguito alla malattia che aveva colpito i bachi nostrani e un documento di vendita dell’attaccabave, macchinario brevettato da Vincenzo Manissero, titolare dei Setifici di Racconigi.
Per il Biellese, dopo una parte dedicata al filatoio di seta della Fondazione Sella che ospita la mostra, si possono ammirare filati di seta e kimono cinesi ottocenteschi di Buratti; i tessuti in pura seta, i foulard disegnati da Fulco Pratesi del WWF e il prototipo della mantella del Lanificio Fratelli Piacenza per Ferragamo. Per il Cuneese, l’archivio Manissero, documenti sul mercato dei bozzoli della Camera di commercio e carte della filanda di Cavallerleone. Per il torinese: il velluto riprodotto dalla Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze su disegno di Serra & Carli del Museo del tessile di Chieri; le passamanerie realizzate da Massia per armature giapponesi e per le carrozze dei nobili; carte degli archivi storici comunali di Villastellone e Pianezza su filande e consegne di “fillature”; per il novarese, gli storici abiti in seta delle “signore dei laghi”, l’archivio di Bemberg che mostra la seta artificiale; per Emilia e Veneto, tre iconici abiti in seta Max Mara e campioni di pregiati velluti Bevilacqua; per il comasco, importanti oggetti e campionari del Museo della seta di Como che presta anche il filmato La seta di Ico sulla lavorazione della seta a Como, realizzato dall’architetto Ico Parisi nel periodo 1937-38, recentemente restaurato.
In mostra anche il filmato sul percorso green (perché percorribile a piedi o in bicicletta, guidati da un tracciato GPX) di Silk and Archives – La Via Verde della Seta, alla scoperta dell’archeologia industriale delle numerose filande del territorio cuneese.